Simonino di Trento. Un lavoro di Toni Amatulli e Gaia Stella Sangiovanni

Ecco il documentario su simonino di trento.
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simonino di trento

Prima del 1965 il Martirologio Romano, a proposito di San Simonino, informava i lettori su come ogni anno, il 24 marzo, si celebrasse a Trento "la passione di San Simone, fanciullo trucidato crudelmente dai Giudei, autore di molti miracoli". La voce che la Enciclopedia Italiana (edizione 1937) riserva alla storia del Trentino spiega che "L'Umanesimo si diffuse con varia fortuna nelle valli ed ebbe cultori non trascurabili, guidati dal vescovo Giovanni Hinderbach, il cui governo è caratterizzato dalla espulsione degli ebrei, in seguito al rapimento e all'uccisione di un bambino (San Simonino)".

La comunità che venne perseguitata ed espulsa da Trento era formata da famiglie di ebrei ashkenaziti, gruppo ebraico proveniente dall'area germanica e portatore di una identità culturale connotata, per reazione ai soprusi subiti, da miti e riti di forte impronta anticristiana.[1]

I fatti, ricostruibili attraverso gli atti del processo, andarono in questo modo. Un bambino di due anni e mezzo scomparve la sera del 23 marzo 1475, giovedì santo, e fu ritrovato la domenica di Pasqua, in pietose condizioni, nelle acque di una roggia che attraversava il quartiere ebraico. In un clima di diffuso antisemitismo, infuocato dalle predicazioni del frate francescano Bernardino da Feltre, il principe vescovo Giovanni Hinderbach sostenne con forza la tesi che il bimbo era stato vittima di un "omicidio rituale" (consistente nel macabro rito della raccolta del sangue da utilizzare per le azzime di Pasqua) perpetrato dalla locale comunità ebraica. Quindici dei presunti omicidi furono torturati sino a strappar loro la confessione e messi a morte. Non servì a salvarli il fatto che durante il processo – di cui si conservano gli atti – il legato di papa Sisto IV si fosse apertamente espresso contro l'infondata accusa. Lo stesso papa proibì subito di onorare Simonino come Beato. Nonostante le proibizioni pontificie, in virtù del talento organizzativo del principe vescovo, il culto di Simonino si diffuse presto non solo nel trentino ma anche nei territori confinanti, così che lo stesso Papa Sisto IV finì per dichiarare che il processo si era svolto correttamente. La Santa Sede ammise ufficialmente il culto di Simonino nel 1588.[2]

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Una storia incredibile.In arrivo il documentario su Simonino di trento..